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CSR: BOCCIA LA RIFORMA-SCIPPO DELLO STATUTO

BOCCIATA “SENZA APPELLO”
LA RIFORMA-SCIPPO DELLA CSR

IL FRONTE DEL "NO" CRESCE IN VOTI E PERCENTUALI

Ringraziamo tutti i partecipanti al voto per aver dato una nuova prova di democrazia e di interesse alla vita sociale.

La clamorosa disfatta dell’armata che aveva proposto, a quattro mesi di distanza, la stessa riforma statutaria, apre finalmente le porte a elezioni che dovranno essere all’insegna del rinnovamento, dell’onestà e della salvaguardia dei valori del più grande patrimonio di cui disponiamo: la Cassa di Sovvenzioni e Risparmio.

Con la sconfitta del SI:

FALLISCE il progetto di sottrarre la gestione della Cassa ai soci, escludere i dipendenti dalla gestione della Cassa, per poi regalarla unicamente ad altissimi ex dirigenti (in pensione), che ne avrebbero drasticamente modificato gli obiettivi solidaristici;
FALLISCE l’arroganza con la quale il Vertice della Banca, invece di favorire il dialogo fra le parti, ha imposto la riproposizione di un testo-fotocopia rispetto a quello già bocciato dai soci;
FALLISCE la prevaricazione di chi ha cercato di cambiare il risultato della partita cambiando le regole in corso di gara, modificando il sistema di voto per migliaia di colleghi dell’Amministrazione Centrale;
FALLISCE il tentativo di far credere che i problemi registrati nel Consiglio della Cassa negli ultimi anni non dipendessero dai Consiglieri inadeguati della “nuova maggioranza” (in alcuni casi promossi in Banca in corso di mandato!), ma da quella “governance” che esiste da sempre e che da ultimo ha permesso alla Cassa di ottenere i migliori risultati economici e patrimoniali della sua storia;
FALLISCE l’innovativa trovata di convincere le colleghe e i colleghi non con il ragionamento e gli argomenti (ove esistenti) ma con le minacce, come quella di disdetta della Convenzione.

Il risultato ottenuto - che premia la coerenza e la linearità della posizione assunta autonomamente da FALBI e SIBC, a difesa della Cassa e di ciascun Socio - è indubbiamente la spia di un malessere diffuso nel personale della Banca d’Italia, e che un Direttorio “capace di ascolto” (?!?) non può e non deve ignorare.

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